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Psyco: Delitti per gioco, 2005 / Психо: преступление ради игры (?)
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belpunk,
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27 июня 2023
·
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Psyco: Delitti per gioco, 2005 / Психо: преступление ради игры (?)
Мини-сериал, Италия, 2005
Режиссер: Давиде Симон Маццоли
Жанр: триллер
5 серий
Ремо Джироне - детектив Альфредо Ланци (главная роль)
Questo è un caso di Nuova Carne.
Spiegare il meccanismo del gioco è impossibile.
Apparentemente tessono il filo narrativo diversi filmati, discretamente girati, che descrivono le dinamiche di un omicidio e di una detection, con il bravo Remo Girone nella parte dell’ispettore Alfredo Lanzi che in alcuni momenti sembra temere maggiormente il pathos recitativo degli altri personaggi più che la mano assassina che si nasconde dietro al delitto di turno.
Apparentemente, dicevamo.
Questo perché a interrompere il filo narrativo della carrellata di RVM – passabili anche se ripetitivi – c’è in Psyco tutta una parte da studio in cui due squadre modello Passaparola (un concorrente / due vip) si contendono la palma di detective della settimana guidati dal critico enogastronomico Edoardo Raspelli.
Ed è qui che il mistero s’infittisce.
Le squadre sono chiamate a commentare le clip appena viste e conquistano degli stock di punteggio a seconda dei loro commenti – suppongo che il meccanismo sia uguale a quello di un gioco intermedio di Genius –, ma rimane un mistero (goffamente spiegato alla fine) la modalità con cui quei secondi vengano distribuiti. Comuque, finché si rimane nell’ingnoranza, o nel sospetto, uno si puppa strafalcioni, tempi morti e salvifici intervalli pubblicitari nella speranza di scoprire che cosa si cela dietro a quello strano prodotto che è Psyco.
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Gli RVM si succedono. Girone è bravo. Le comparse lo sono meno. Una squadra di vip è simpatica, l’altra ci ha la bonazza di Carabinieri. Tutto procede per inerzia, e ogni tanto il moto subisce un timido sussulto dato da una figura di nome Psyche che cerca di spronare dalla mappazza post-prandiale Raspelli e i suoi baldi detective.
Arrivati verso la conclusione, capiamo che non c’è niente da capire. Ci è definitivamente chiaro che laddove l’elemento di fiction cerchi di montare la tensione, noi non ci dobbiamo preoccupare troppo: il siparietto in studio frenerà ogni velleità d’intrattenimento e ogni istinto di sopravvivenza del programma, e ci ritroveremo in completa balìa delle acque chete aspettando la deriva, nella speranza che la squadra simpatica dica qualcosa di simpatico e che la squadra con la bonazza dica qualcosa di bonazzo.
A capirci qualcosa uno ci rinuncia subito (lo conferma lo stitico 3,99 di share), e anche quando a un certo punto appaiono in studio, tra il pubblico, i personaggi della storia noir, l’unica cosa che ci viene in mente è: uh, Remo Girone, dev’essersi invecchiato dietro le quinte…
Insomma, cosa manca a Psyco per essere un format di successo?
Detto, fatto.
Источник
Chissà perché, ma ormai è un cliché: l’estate tende al giallo. Sotto l’ombrellone tra una crema solare e un ghiacciolo, tra un rotocalco rosa e le parole crociate, ci si appassiona ai delitti e alla loro risoluzione. In costume da bagno tutti sembrano presi dalla foga di indossare l’impermeabile di Colombo o il cappottone a scacchi di Sherlock Holmes. Vanno a ruba i tascabili di Agatha Cristie e Dan Brown, i giornali rispolverano casi di cronaca di un decennio prima, i telegiornali si buttano a capofitto sulla cronaca più noir. Nel tripudio di giallo è andato in onda su Retequattro il numero zero di un programma che cerca di intercettare la passione del momento. Si chiama Psycho e potrebbe diventare (speriamo) un appuntamento fisso della prossima stagione. Nella puntata pilota, condotta in studio da un inedito Edoardo Raspelli, la trasmissione ha fatto una buona impressione. Due squadre di concorrenti, composte da attori delle serie tv poliziesche più famose, si sfidano nella caccia all’assassino. Il delitto da risolvere è quello sul quale indagano un simpatico Remo Girone, qui nei panni di un commissario di polizia, ed un criminologo sornione, Luca Martella. Viene proposta una vera e propria fiction-bonsai, presentata a spezzoni ai telespettatori. L’antefatto, la presentazione dei possibili indiziati, la scena del crimine, i primi passi dell’indagine, gli interrogatori, le analisi medico-legali. Ad ogni interruzione i concorrenti sono chiamati ad indovinare come la storia andrà avanti. Ogni risposta esatta vale dei secondi. Alla fine le due squadre potranno ascoltare la requisitoria finale del commissario per i minuti conquistati. Più se ne hanno, più possibilità si hanno di azzeccare la risposta finale: chi ha commesso il delitto. Messo così sembra un programma dal quale tenere lontani i bambini. In realtà, pur raccontando di uccisioni e altre efferatezze, il clima è da gioco da tavola, in famiglia. Assomiglia a quelle serate in cui ci si sente un generale muovendo aerei e carri armati a Risiko, o si diventa miliardari acquistando palazzi a Monopoli. Psycho è un po’ così. Assomiglia più alla striscia della settimana enigmistica in cui tutti siamo un po’ detective, che alla tv grondante sangue di certi reportage televisivi. Il giallo, in questo contesto, è un passatempo rilassante, dove non sembra esserci fretta, e dove si chiacchiera di autopsie e perizie balistiche con il sorriso sulle labbra senza prendersi troppo sul serio. Soprattutto a questo quiz non si vincono soldi. Non ci sono milioni in palio, si gioca così, per pensare ad altro. Forse è il clima estivo ad averne fatto apprezzare la leggerezza. Con qualche modifica e qualche tempo morto in meno, sembra pronto per una lunga stagione invernale.
Di Gianni Bianco, 25.07.2005
Источник
Мини-сериал, Италия, 2005
Режиссер: Давиде Симон Маццоли
Жанр: триллер
5 серий
Ремо Джироне - детектив Альфредо Ланци (главная роль)
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Статьи (текст в оригинале)
tvblog.it
Un nuovo programma di intrattenimento è stato varato mercoledì 22 giugno da Rete 4 in prima serata. Si tratta di Psyco – Delitti per Gioco, ed è un mix di fiction e game, un mescolarsi di finzione narrativa e gioco a squadre, il tutto in salsa mistery dal retrogusto vagamente new-horror e noir.Questo è un caso di Nuova Carne.
Spiegare il meccanismo del gioco è impossibile.
Apparentemente tessono il filo narrativo diversi filmati, discretamente girati, che descrivono le dinamiche di un omicidio e di una detection, con il bravo Remo Girone nella parte dell’ispettore Alfredo Lanzi che in alcuni momenti sembra temere maggiormente il pathos recitativo degli altri personaggi più che la mano assassina che si nasconde dietro al delitto di turno.
Apparentemente, dicevamo.
Questo perché a interrompere il filo narrativo della carrellata di RVM – passabili anche se ripetitivi – c’è in Psyco tutta una parte da studio in cui due squadre modello Passaparola (un concorrente / due vip) si contendono la palma di detective della settimana guidati dal critico enogastronomico Edoardo Raspelli.
Ed è qui che il mistero s’infittisce.
Le squadre sono chiamate a commentare le clip appena viste e conquistano degli stock di punteggio a seconda dei loro commenti – suppongo che il meccanismo sia uguale a quello di un gioco intermedio di Genius –, ma rimane un mistero (goffamente spiegato alla fine) la modalità con cui quei secondi vengano distribuiti. Comuque, finché si rimane nell’ingnoranza, o nel sospetto, uno si puppa strafalcioni, tempi morti e salvifici intervalli pubblicitari nella speranza di scoprire che cosa si cela dietro a quello strano prodotto che è Psyco.
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Gli RVM si succedono. Girone è bravo. Le comparse lo sono meno. Una squadra di vip è simpatica, l’altra ci ha la bonazza di Carabinieri. Tutto procede per inerzia, e ogni tanto il moto subisce un timido sussulto dato da una figura di nome Psyche che cerca di spronare dalla mappazza post-prandiale Raspelli e i suoi baldi detective.
Arrivati verso la conclusione, capiamo che non c’è niente da capire. Ci è definitivamente chiaro che laddove l’elemento di fiction cerchi di montare la tensione, noi non ci dobbiamo preoccupare troppo: il siparietto in studio frenerà ogni velleità d’intrattenimento e ogni istinto di sopravvivenza del programma, e ci ritroveremo in completa balìa delle acque chete aspettando la deriva, nella speranza che la squadra simpatica dica qualcosa di simpatico e che la squadra con la bonazza dica qualcosa di bonazzo.
A capirci qualcosa uno ci rinuncia subito (lo conferma lo stitico 3,99 di share), e anche quando a un certo punto appaiono in studio, tra il pubblico, i personaggi della storia noir, l’unica cosa che ci viene in mente è: uh, Remo Girone, dev’essersi invecchiato dietro le quinte…
Insomma, cosa manca a Psyco per essere un format di successo?
Detto, fatto.
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cittanuova.it
Un nuovo programma di intrattenimento è stato varato mercoledì 22 giugno da Rete 4 in prima serata. Si tratta di Psyco – Delitti perChissà perché, ma ormai è un cliché: l’estate tende al giallo. Sotto l’ombrellone tra una crema solare e un ghiacciolo, tra un rotocalco rosa e le parole crociate, ci si appassiona ai delitti e alla loro risoluzione. In costume da bagno tutti sembrano presi dalla foga di indossare l’impermeabile di Colombo o il cappottone a scacchi di Sherlock Holmes. Vanno a ruba i tascabili di Agatha Cristie e Dan Brown, i giornali rispolverano casi di cronaca di un decennio prima, i telegiornali si buttano a capofitto sulla cronaca più noir. Nel tripudio di giallo è andato in onda su Retequattro il numero zero di un programma che cerca di intercettare la passione del momento. Si chiama Psycho e potrebbe diventare (speriamo) un appuntamento fisso della prossima stagione. Nella puntata pilota, condotta in studio da un inedito Edoardo Raspelli, la trasmissione ha fatto una buona impressione. Due squadre di concorrenti, composte da attori delle serie tv poliziesche più famose, si sfidano nella caccia all’assassino. Il delitto da risolvere è quello sul quale indagano un simpatico Remo Girone, qui nei panni di un commissario di polizia, ed un criminologo sornione, Luca Martella. Viene proposta una vera e propria fiction-bonsai, presentata a spezzoni ai telespettatori. L’antefatto, la presentazione dei possibili indiziati, la scena del crimine, i primi passi dell’indagine, gli interrogatori, le analisi medico-legali. Ad ogni interruzione i concorrenti sono chiamati ad indovinare come la storia andrà avanti. Ogni risposta esatta vale dei secondi. Alla fine le due squadre potranno ascoltare la requisitoria finale del commissario per i minuti conquistati. Più se ne hanno, più possibilità si hanno di azzeccare la risposta finale: chi ha commesso il delitto. Messo così sembra un programma dal quale tenere lontani i bambini. In realtà, pur raccontando di uccisioni e altre efferatezze, il clima è da gioco da tavola, in famiglia. Assomiglia a quelle serate in cui ci si sente un generale muovendo aerei e carri armati a Risiko, o si diventa miliardari acquistando palazzi a Monopoli. Psycho è un po’ così. Assomiglia più alla striscia della settimana enigmistica in cui tutti siamo un po’ detective, che alla tv grondante sangue di certi reportage televisivi. Il giallo, in questo contesto, è un passatempo rilassante, dove non sembra esserci fretta, e dove si chiacchiera di autopsie e perizie balistiche con il sorriso sulle labbra senza prendersi troppo sul serio. Soprattutto a questo quiz non si vincono soldi. Non ci sono milioni in palio, si gioca così, per pensare ad altro. Forse è il clima estivo ad averne fatto apprezzare la leggerezza. Con qualche modifica e qualche tempo morto in meno, sembra pronto per una lunga stagione invernale.
Di Gianni Bianco, 25.07.2005
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