Licata (Воскресенье, 17 декабря 2006, 09:38:35) писал:
Когда все это качать? Столько всего много!
В перерывах между сериями Спрута буду помаленьку скачивать
Как получится
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Инфа с блогов про Паоло Буонвино:
dicembre 27, 2000
Incontro con Paolo BuonvinoA trentadue anni, Paolo Buonvino può dire di avere iniziato "alla grande" una carriera artistica certamente destinata ad avere fortuna. Un successo interamente dovuto a una modestia e a un'umiltà che lo hanno portato prima ad essere il prezioso assistente di Franco Battiato, poi a iniziare quasi per caso a comporre colonne sonore per il cinema. Un genere reinventato alla luce di una grande sensibilità di matrice mediterranea, supportata da una notevole pignoleria tecnica e da una robusta cultura classica.
Nato a Scordia, a trenta minuti da Catania, Buonvino è una persona affabile che si impegna al massimo nel suo lavoro, tanto è vero che dopo le musiche per la
Piovra 8 e 9, per Ecco fatto e Come te nessuno mai di Gabriele Muccino, per Dancing North di Paolo Quaregna, per L'amante perduto di Roberto Faenza ecco arrivare un'offerta addirittura dall'estero per comporre la musica de Il cardinale per la ZDF con Horst Tappert alias l'ispettore Derrick come protagonista.
Ma se siete dei registi mediocri fate molta attenzione a Buonvino: tenetevi alla larga! Nonostante la sua epidermica simpatia e la sua professionalità indiscutibile, il compositore siciliano, vincitore del premio Rota 1999, è una sorta di diavolo tentatore. Se il vostro film non sarà granché, il confronto con le sue musiche emozionanti e sinuose farà sfigurare ancora di più il vostro lavoro.
Maestro Buonvino, ma lei non ha mai l'impressione di migliorare i film con le sue musiche?
Ogni volta che io lavoro a un film do tutto me stesso, perché voglio sempre potere offrire il massimo al regista e al pubblico. E' ovvio che alle volte mi accorgo delle cose che non vanno nella pellicola, ma questo non riguarda me, bensì l'autore. Io mi limito ad occuparmi del mio lavoro tentando di farlo il meglio possibile. In pochi anni lei si è imposto insieme a Ludovico Einaudi e a Pivio e ad Aldo De Scalzi come uno dei principali e più originali autori di colonne sonore. Questa è una bella soddisfazione per lei… Certo, ma non solo per me. Vivo in una terra di persone che non trovano lavoro e che finisce sui giornali solo per fatti tragici. Mi considero baciato dalla fortuna e conosco il valore di quello che sto vivendo. Non solo per me, ma anche per il mio paese.
E adesso che arrivano anche i riconoscimenti dall'estero, come si sente?
La gioia più grande è quella di vedere dei produttori tedeschi che ogni settimana vengono in Sicilia per potere ascoltare le musiche che sto componendo per il loro film televisivo. Venendo qua si accorgono di tante cose che succedono e sono intenzionati a tornare, magari portando del lavoro e del turismo. Io vivo in un piccolo paese. Sono circondato dall'affetto di tutti e sono felice che quello che mi accade possa aiutare - speriamo - anche gli altri. Quale è la fonte principale delle sonorità tanto originali delle sue musiche? Dalle voci delle persone che vendono le patate o la frutta nelle strade dei paesi siciliani. Dai suoni e dai colori della mia terra, dai venditori ambulanti il cui incedere è simile a quello dei muezzin, dai canti antichi dei miei anziani che mi portano a un piacere di natura cromosomica nell'ascoltare melodie antiche e presenti da sempre nel mio sangue. Questo è un qualcosa leggermente più spontaneo della cosiddetta musica colta occidentale. Un fenomeno analogo a quello che viene prescritto nel Jubilus Allelujaticus di Sant'Agostino, che riferendosi ai melismi del canto gregoriano scrisse: "Devono essere l'espressione della gioia della consapevolezza che esiste un Dio…". L'etnia è la stessa cosa. Una senso di spontanea e gioiosa appartenenza. In siciliano si dice: "mi fa arrizzare i carni…" Il mio lavoro segue la direzione di raccontare e reinventare questi sentimenti attraverso la musica. Se non ci riesco è meglio allora che lascio stare, perché è tutto tempo perso. Da dove parte il suo lavoro? Dall'emozione. Dal riuscire ad emozionare me stesso prima di tutto per poi tentare di farlo anche con gli altri. Quando ci riesco è una sensazione immensa.
Prima di scrivere la musica vuole sempre vedere il film?
Dipende dal tipo di lavoro che mi viene chiesto di fare e dal regista con cui devo lavorare. Ogni composizione ha una storia diversa. Alcune musiche le ho composte più rapidamente - ahimé - mentre altre fortunatamente sono stati più "pensate". Sostanzialmente, però, a me interessa che la musica funzioni anche da sola. Sono scontento se faccio solo una musica di commento. Mi piace regalare delle immagini e delle emozioni anche soltanto tramite l'ascolto del Cd senza avere visto il film. Preferisco i lavori che donano emozioni anche in altri contesti.
Una musica per gli occhi?
Certo, con i limiti di dovere per forza di cose stare a servizio del film. Con il mio lavoro voglio dire delle cose.
Quanto incide il rapporto con il regista?
Enormemente. Il lavoro è migliore quanto più il regista mi sa spiegare quello che vuole. Lasciandomi anche un po' libero… Più della sceneggiatura è la comunicazione con lui che mi dà una mano. Quali sono i suoi idoli dal punto di vista musicale? Non ho alcun idolo e non mi piace averne, o meglio ne ho solo uno che appartiene a una categoria superiore e in cui ho molta fede. Apprezzo molto l'opera di John Williams soprattutto dal punto di vista tecnico, anche se non comporrei mai nulla nel suo stile. Mi piace molto anche il lavoro di Hans Zimmer, con cui mi piacerebbe un giorno potere arrivare a collaborare.
Se dovesse comporre la musica per uno dei film che ha amato e di cui esiste già la colonna sonora, quale sceglierebbe?
Sicuramente quella di un film che mi piace molto e di un genere di lavoro che vorrei potere fare: Schindler's List di Steven Spielberg. Quando vado al cinema amo uscire con qualcosa di più, con un motivo in più per essere migliore. In quel senso mi piacerebbe lavorare a film che servono. Ovviamente mi diverto molto anche con i film comici, ma preferisco fare cose che abbiano un senso e che siano davvero utili per le persone. Non voglio fare il mestierante e non mi va di pensare di fare le cose solo per farle. Non avrebbe, infatti, alcun senso. Molto meglio allora fare il medico o il muratore che almeno sei davvero utile immediatamente a qualcuno. Io mi sono prefisso lo scopo di dire delle cose. Ne ho molte, lo voglio fare e spero di riuscirci. Rinnovando il più possibile ogni volta se stesso e il suo messaggio… Io sono credente (ma se fossi ateo la situazione non cambierebbe troppo…) e fondamentalmente la cosa da dire è una sola: siamo tanti in questo mondo e siamo nati per riuscire a dare qualcosa agli altri, qualcosa che banalmente potremmo definire come "il volersi bene". Un messaggio che può sembrare elementare, ma che io tento di trasmettere con le mie composizioni.
Paolo avrebbe dovuto essere presente alla proiezione, ma non potendo, così ci ha scritto:
Onorato dal vostro invito, mi vedo purtroppo costretto a non poter essere con voi per urgenti impegni di lavoro, (il 2 febbraio dovrebbe infatti uscire il film "L'ultimo Bacio" -Regia di Gabriele Muccino- di cui ho composto la colonna sonora; ed inoltre il 6 Marzo è prevista la messa in onda de "L'impero" -Mediaset- Regia di Lamberto Bava a cui sto attualmente lavorando) . Vorrei comunque approfittare dell'occasione ripromettendomi di poter stare con voi non appena possibile. Inoltre vorrei elogiare ed incoraggiare(se ce ne fosse bisogno) l'iniziativa culturale perché credo che questo tipo di attività siano molto utili alla formazione del gusto personale nonché arricchenti spesso più di altre attività apparentemente deputate a ciò. Vi auguro buona visione (e buon ascolto)!
A presto Paolo Buonvino
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martedì 3 aprile 2007
Patrizia Laquidara
1. Per chi ancora non conoscesse Patrizia Laquidara, è bene riepilogare un po’ la sua storia. Iniziamo dal cursus honorum.
La storia artistica di questa vicentina di natali catanesi, inizia nel 1988, con la vittoria di una Borsa di studio per il CET ( Centro Europa di Toscolano , Fondato e diretto da Mogol, N.d.R.), per il corso “autori ed interpreti della musica popolare veneta e lombarda”e il conseguente diploma. Il racconto si snoda fra riconoscimenti e lavori all’estero fino al sodalizio con gli “Hotel Rif” ; insieme a loro, fra le altre cose, terrà anche delle conferenze spettacolo (Veneto Transformer e Storie di Storia) col Prof. Emilio Franzina, storico e scrittore (una gustosa conferenza del predetto la troverete qui, tema; “No USA dal Molin . Continua con, l’ardente passione per la musica brasiliana che la porta all’album "Para voce querido Cae" dedicato a Caetano Veloso; opera nata dalla collaborazione con artisti come: Paolo Birro, Sasaki Marumo e l'orchestra d'archi di Marco Tezza. Al Premio “Città di Recanati”, grazie alla canzone “Agisce”, ha ricevuto tre riconoscimenti: "critica, migliore interpretazione e migliore musica". Si prosegue con l’Anno Domini 2003, quello del Festival Di Sanremo, nella categoria Giovani; la canzone era la splendida “Lividi e Fiori”, che le fruttò il Premio della Critica Mia Martini e il Premio Alex Baroni per la migliore interpretazione.
Sempre quell’anno, vide la luce l’album “Indirizzo Portoghese”; Patrizia è madre della maggior parte dei brani. Fra le collaborazioni al disco vanno ricordati quelle di: Fausto Mesolella - degli “Avion Travel” - (chitarre), Marco Siniscalco (basso), Michele Rabbia (batteria) e Javier Girotto (fiati) - tutti degli “Aires Tango” - , Rita Marcotulli (piano). Fra i collaboratori abituali della Laquidara: Mirco Maistro (fisarmonica), Tony Canto (chitarra) e Marco Zanotti (percussioni e batteria). Incide con Mario Venuti la canzone e poi il video “Per causa d’amore”, il suo primo singolo; successivamente uscirà il secondo, “Indirizzo Portoghese” tratto dall’album omonimo. Con la pianista Debora Petrina, porta avanti il progetto "Canzoni come nuove"; spettacolo che propone la riscoperta della tradizione musicale veneta. Con Paolo Buonvino, nel 2005, ha composto il brano “Noite e Luar”,colonna sonora del film “Manuale d’amore” di Giovanni Veronesi. L’anno 2006 è particolarmente fertile.
2. In Spagna, partecipa ad alcuni spettacoli di Carlos Nunez , musicista gallego molto affermato anche oltreconfine. Poi viene inviata, come voce italiana, alla rassegna internazionale di musica etnica e contemporanea: “Suoni dell’altro mondo”. Lì ha modo di collaborare con musicisti di fama come: Ben Mandelson, Guo Yue, Wu Fei, Nikola Parov, Umberto Petrin, Stefano Valla, Jean Luc Capozzo. Infine, viene invitata alla rassegna “Premio Tenco”, invero molto prestigiosa, dove propone una canzone di Bruno Lauzi ( alla cui memoria, quell’anno, il "Club Tenco" venne dedicato) e una versione a cappella di “Albergo a Ore” di Herbert Pagani. Il racconto, per ora, si ferma al 2007; l’anno di uscita del secondo album: “Funambola”; anticipato dal singolo “Le Cose”, su iTunes. Presentato, tra le altre locations, all’Auditorium e al The Place, qui a Roma.
Finito il prologo, è il caso di parlare dei due ultimi spettacoli di Patrizia, alias i predetti promozionali. All’Auditorium iniziò così, con una serata di pioggerellina raggelante, un grande e prestigioso palco buio, quello della manifestazione “Generazione X” e Patrizia; potrebbe esser l’incipit di una storia d’amore
Alla “Gilda” o alla “Casablanca”… Fedele alla sua cifra stilistica più appariscente, venne anche quella sera fascinosa e scalza a dominare il palco. Dal gioco d’ombre dei fari emergevano solo lo scintillio di aste e strumenti, il baluginio della sua pelle di luna e la luce dei suoi occhi.
Una Teti dai piedi d’argento e la voce di cristallo, una ninfa Eco ruggente, una dama della Lempicka dipinta con le tinte di Caravaggio. Trafitta da un raggio di Luna eppure Regina della Notte quasi mozartiana.
La compagnia non era da meno; oltre ai consueti orchestrali del gruppo “Hotel Rif”, anche nuove presenze, come quelle di Tony Canto e Paolo Buonvino; di quest’ultimo si ricorda uno strepitoso assolo al piano. Al The Place l’atmosfera era meno formale; il relax di una regina che rientra dalla campagna bellica, in una delle province del regno.
Le luci sempre equamente basse e fascianti di penombra, l’accompagnamento dei solit ottimi musicisti con qualche rinforzo ed un pubblico caldo, venuto a tributarle il dovuto omaggio creavano un’atmosfera morbida e del tutto particolare. Su quel palco ricordava la ballerina di una favola di Wilde, un po’ romantica e molto decadente; quella danseuse velata, scalza e sensuale che allontanò il pescatore dall’amata sirena.
‘And the Soul said to him, 'In a city that I know of there is an inn that standeth by a river. I sat there with sailors who drank of two different-coloured wines, and ate bread made of barley, and little salt fish served in bay leaves with vinegar. And as we sat and made merry, there entered to us an old man bearing a leathern carpet and a lute that had two horns of amber. And when he had laid out the carpet on the floor, he struck with a quill on the wire strings of his lute, and a girl whose face was veiled ran in and began to dance before us. Her face was veiled with a veil of gauze, but her feet were naked. Naked were her feet, and they moved over the carpet like little white pigeons. Never have I seen anything so marvellous; and the city in which she dances is but a day's journey from this place.’
Se Sentirla cantare “a cappella”, che sia il classico “Albergo a ore”o un pezzo di Sergio Endrigo o la sua indimenticabile “Cucurrucucu Paloma” è un’esperienza da brivido, è impossibile non sentire gli occhi umidi dopo “Ambra”,sua traduzione di un classico di Adriana Calcanhotto; Borges avrebbe detto che l’originale è infedele alla traduzione. La Laquidara è una cantante che ha iniziato come street artist, (il leitmotiv di “Caotico”, uno dei primissimi pezzi, è: “Sono in giro e non ho soldi!”), che ha mantenuto una sorta di anima gitana ma che si dimostra signorile, garbata e vellutata come poche.
L’Esmeralda che parla al Quasimodo che è in noi; schiacciato dall’indice NASDAQ, mentre tenta di mirare il Digitus Dei.
La Signora che riesce a conturbarci con “Mielato” ma pure a divertirci con la nuovissima “Ah che personaggio!”, tributo ad Arthur Lindsay, produttore del suo album. Regina dei suoi discendenti, come recita la predetta canzone, ma sopratutto del pentagramma. Capace di concedere il bis e di ripeterlo più volte oltre il limite fisico delle forze.
La creatrice della tinta celeste “Sciroppo di Mirtilli”, alla Yoshimoto. Suonatrice di triangolo, il suo nuovo giocattolo scenico che usa con simpatica e disinvolta bravura; forse perché la geometria non è reato…
Esecutrice, a volte coautrice di Tony Canto, Joe Barbieri, Mario Venuti, di Paolo Buonvino e di tanti altri che hanno saputo trasfondere l’eleganza e un certo spirito notturno in musica.
Provocante e mai eccessiva, impegnata e non estremista.
Nel suo lavoro più recente emerge l’impegno a favore della Riforma Agraria in Brasile; supporter di Padre Lopez, supporter a sua volta dei “Sinterra”. La gitana scatenata di “Pray do Llewego” e la gatta birmana che canta “Lividi e Fiori”. L’anima giostraia della nuova “Le Cose” e la gran dama di “Essenzialmente”, che sa poi prendersi in giro con “Kanzi”.
Una voce di cristallo che riesce a trasformare il finale di canzone in una salmodia affabulante; come di uno strano muezzin-soprano, cantante di deserti lontanissimi, quelli che ognuno si porta dentro.
Una diva, una delle ultime, in grado di suscitare in un solo spettacolo, sorriso e malinconia, gioia e profondità.
Le esperienze di una vita media vissute in una serata sola; una delle definizioni dell'amore.
Qui potete trovare altre foto.
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"КРиминальный роман"-фильм Микеле Плачидо с музыкой Буонвино,кстати у меня есть.
sabato 30 giugno 2007
"ROMANZO CRIMINALE O.S.T." (mass1m0)
Accade sempre più di rado che la colonna sonora di un film si avvicini, in termini di successo, alla pellicola stessa. Una piacevole eccezione è costituita dalla compilation (doppio cd, 27 brani) di ‘Romanzo Criminale’ (2005), lungometraggio diretto da Michele Placido e sostenuto da un cast d’eccezione: Stefano Accorsi, Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino, Anna Mouglalis, Claudio Santamaria, Gianmarco Tognazzi, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Elio Germano e Antonello Fassari. La trama, come noto, ripercorre le “gesta” della Banda della Magliana, che per anni sparse il terrore a Roma e nel resto dell’Italia, attraversando le (nostrane) vicende giudiziarie, politiche ed economiche. La colonna sonora del film, distribuita dalla Sony-Bmg Music Entertainment, si snoda fra brani classici della Disco anni Ottanta americana - ‘(Shake Shake Shake) Shake Your Booty’ e ‘Please Don’t Go’ di KC & The Sunshine Band, ‘Lady Marmelade’ di Patti Labelle - e canzoni italiane anni Settanta (‘La Bambola’ di Patty Pravo ed ‘Io ho in mente te’ dell’Equipe 84). Da segnalare poi i grandi Franco Califano e Gabriella Ferri, pura scuola romana, presenti nella compilation con ‘Me ‘nnamoro de te’, ‘Tutto il resto è noia’ e ‘Sinnò me moro’. Presenti anche i Queen con ‘Another One Bites the Dust’ e ‘Tie Your Mother Down’. Note di merito, infine, spettano ai temi musicali di Paolo Buonvino, a Luciano Pavarotti (‘Nessun dorma’) e a Giorgia - la migliore voce italiana - qui con ‘I Heard It throught the Grapevine’, cover di Marvin Gaye datata 1983. Semplicemente un disco da avere.
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martedì 26 giugno 2007
Il Mio Miglio Nemico (COMICO)
In casa De Laurentiis sembra proprio che siano sempre più intenzionati ad investire nel filone della commedia sentimentale. Dopo Christmas in love (2004) di Neri Parenti e Manuale d'amore (2005) di Giovanni Veronesi, infatti, la Filmauro ci propone Il mio miglior nemico, ultima fatica di Carlo Verdone, a due anni dal riuscito L'amore è eterno finché dura. Reduce proprio dall'ottima prova attoriale nel citato capolavoro (avete letto bene) di Veronesi, il Carlo nazionale ci propone stavolta il frutto di sette stesure di sceneggiatura per un copione di 130 scene girate tra Roma, Sabaudia, il Lago di Como, Ginevra e Istanbul, nel quale, fin dal prologo, veste i panni del cinico Achille De Bellis, top manager di un'importante catena alberghiera di proprietà della moglie Gigliola ed il cognato Guglielmo, rispettivamente interpretati da Agnese Nano e Paolo Triestino, suscitando immediatamente ilarità nello spettatore. La prima impresa in cui lo vediamo coinvolto è il licenziamento per furto di Annarita, con il volto della brava Sara Bertelà; ma neppure lontanamente potrà immaginare che questo "piccolo" gesto sarà destinato ad influire in maniera negativa sulla sua esistenza. Il figlio della donna, infatti, lo "sbandatello" di ventitrè anni Orfeo, incarnato da un Silvio Muccino decisamente in parte, convinto dell'innocenza della madre, decide, assetato di vendetta, di trasformare in un incubo la vita di Achille, ormai prossimo all'anniversario delle nozze d'argento. All'interno di questo incontro-scontro generazionale dal sapore vagamente politico, che vuole Orfeo, ragazzo del popolo, in opposizione all'arricchito Achille, non mancheranno, quindi, pedinamenti e foto compromettenti che ritraggono l'uomo insieme alla cognata ed amante Ramona, cui concede anima e corpo la splendida esordiente Corinne Jiga, mentre elemento dominante della vicenda si riveleranno essere le bugie. Il tutto, commentato dalle belle musiche del sempre ottimo Paolo Buonvino, viene raccontato da Verdone con il consueto ricorso ad imbarazzanti ed esilaranti situazioni che vedono coinvolti pittoreschi personaggi dalla spiccata romanità (memorabili il ladro di macchine Alfredo e la sua combriccola di brutte facce), mentre Orfeo finisce prima per innamorarsi di Cecilia/Ana Caterina Morariu, conosciuta per puro caso, poi per trasformare il suo rapporto con Achille in una strana amicizia. Perché, tra risate ed amarezza, come il regista di Compagni di scuola ci ha da tempo abituati, è il rapporto tra genitori e figli ad essere analizzato, e, soprattutto, l'abbandono di questi ultimi da parte dei primi. Ma il Verdone neo-sociologico, il quale non dimentica neppure di dire in maniera divertita la sua nei confronti del grottesco, attuale "dramma" dell'ansia da prestazione, non riesce a convincere pienamente, a causa di uno script, concepito insieme a Pasquale Plastino, Silvia Ranfagni e lo stesso Muccino, che, non privo di dialoghi ridicoli e risvolti narrativi spesso prevedibili, finisce per concedere troppo spazio alla parte seriosa del lungometraggio; si giunge, infatti, all'epilogo consapevoli di avere appreso che, nella vita, bisogna perdere tutto per trovare ciò che è veramente importante, ma anche che in alcuni momenti della vicenda, tirati per le lunghe, tanto si è fatta sentire la mancanza del lato comico: proprio quello che spinge il pubblico a catapultarsi in sala per vedere il nuovo film di mister Borotalco.
La frase:
"Io a sbatterti in galera sai quanto ci metto? Cinque minuti!"
"E io ci metto cinque secondi a rovinarti la vita!"