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Vanessa Gravina entra nel cast di "Sospetti 3"

«Sono io la vera protagonista di Sospetti». Vanessa Gravina, nuova fiamma di Luca Bartoli (Sebastiano Somma), è il magistrato Simona Federici: «Al di là delle indagini, la forza di questa serie è portare in primo piano i sentimenti». E rivela: «Sono le emozioni a contare di più nella vita»

14/4/2004

di Federica Furino

«Le fiction tengono giovani. Basta guardare Perelli: dalla Piovra a Sospetti non è cambiato di una virgola. L'ho ritrovato così come l'avevo lasciato. Il tempo per lui si è fermato, spero che capiti anche a me». Lei, invece, Vanessa Gravina, da quando interpretava Lorella, figlia quindicenne del boss Puparo nello sceneggiato diretto da Perelli, di cambiamenti sembra averne fatti. E molti. Non è difficile capire perché, rimessi insieme a fatica i cocci dopo la delusione rimediata con Chiara, alias Romina Mondello, il prode magistrato Bartoli cerchi consolazione tra le sue braccia in questo «Sospetti 3».
Chi è Simona Federici, il personaggio che interpreti?
«È una donna forte, che lotta contro le avversità della vita con coraggio. Senza dubbio è il personaggio più complesso che abbia mai interpretato. E non soltanto tra quelli televisivi. Ho lavorato con grandi registi e su testi impegnativi ma quello di Simona è di gran lunga il ruolo più stimolante».
In che cosa consiste tanta complessità?
«A un certo punto diventa doppiogiochista, ma lo diventa a fin di bene per tutelare ciò che ha di più caro nella vita. È un magistrato che ha scelto di bastonare i cattivi per avere giustizia dei torti subiti nella vita. Il lavoro è la sua rivincita su tutto quanto l'ha fatta soffrire: ma questo suo ideale di giustizia viene messo in discussione quando si trova costretta a scegliere tra il suo ruolo di magistrato e un valore ancora più grande: il suo ruolo di madre».
È innamorata di Bartoli?
«Certo, ma non esita a mettere in discussione la sua storia d'amore: insieme con i suoi ideali di giustizia mette da parte anche i sentimenti».
Che peso ha nella vicenda?
«È lei la vera protagonista: al di là delle indagini, questa serie porta in primo piano la vita privata e i sentimenti dei suoi personaggi».
Che cosa guiderà Simona nella sua scelta?
«L'istinto».
E Vanessa si fida dell'istinto?
«Sì, mi sono affidata spesso all'istinto. E se l'avessi fatto di più avrei evitato molti problemi. Sovente siamo troppo razionali, pragmatici. Lo stesso vale per il lavoro: l'unica chiave per mettere in scena dei buoni personaggi è affidarsi alle emozioni e ai sentimenti».
Teatro, cinema, televisione: qual è il tuo mondo?
«Il mio mondo è un po' ovunque. Certo se penso all'impatto con il pubblico l'emozione più grande l'ho avuta con il teatro teatro».
Tanto più che in teatro hai avuto la possibilità di lavorare con grandissimi nomi. Chi è stato il tuo maestro?
«Strehler è stato senza dubbio un grande faro, ma con lui anche anche Risi e Albertazzi».
Tu hai esordito molto giovane: a dieci anni Risi ti sceglie per «Colpo di fulmine» e tu ti conquisti una nomination al Nastro d'argento. Bella responsabilità per un inizio…
«Non è stato semplice: quando sei ragazzina non sempre riesci a trovare ruoli adatti a te. Più tardi ho avuto momenti di grande crisi, in cui riuscivo a lavorare. Finché nel '98 me ne sono andata in Francia: Parigi mi ha adottata e mi ha fatto fare due film. Allora in Italia si sono ricordati di me e mi hanno richiamata, guarda caso, per "Ricominciare". È stata dura: mi vedevo passare davanti veline, letterine, spesso gente raccomandata. Ma alla fine ho avuto le mie soddisfazioni».
Qual è la ricetta del successo per Vanessa Gravina?
«Ci vuole forza d'animo. E poi un certo distacco dalle cose: la capacità di vedersi dall'esterno. Una buona dose di autoironia e la voglia di mettersi in discussione»

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